Non è certamente facile evocare in poche parole i contenuti della Costituzione della Repubblica italiana. Eppure, la nostra Costituzione può essere rappresentata come la pietra miliare della storia recente del nostro Paese, in quanto ha costituito l’atto fondamentale della Repubblica e ne ha accompagnato negli anni l’evoluzione e la trasformazione.

Nata  nel periodo apertosi in Italia con la fine della Seconda guerra mondiale e della lotta di liberazione, la Costituzione è la carta fondamentale della nostra Repubblica.
Essa afferma una visione dei rapporti con i cittadini ed esprime un’organizzazione dello Stato che riprende, in una forma adeguata alla realtà italiana, istituzioni nella storia moderna dell’Europa. 

Il termine “costituzione” rimanda a concetti molto diversi tra loro, a seconda del contesto nel quale viene impiegato e delle finalità di chi ne fa uso.
In una prima accezione, che potremmo definire descrittiva, la parola “costituzione” rimanda a quell’insieme di elementi che rappresentano il tratto essenziale di un gruppo sociale organizzato, e quindi di una organizzazione politica in particolare.
In una seconda accezione il termine rimanda a un documento politico, adottato in un certo periodo della storia e posto a fondamento di una determinata organizzazione politica.
In una terza accezione il termine “costituzione” è utilizzato in senso giuridico rimandato a un documento normativo sovraordinato a tutte le altre fonti di produzione del diritto: è insomma la regola giuridica fondamentale.
Una costituzione vive nell’interpretazione che le viene data e che non si cristallizza in modo definitivo, ma si evolve al pari della tecnica, del progresso scientifico e della società nel suo complesso.

La Costituzione è in particolare una fonte del diritto; ma naturalmente è anche un documento politico di straordinaria importanza: nel linguaggio corrente si vuole dire che essa rappresenta il patto di convivenza civile sul quale si regge l’intera comunità nazionale.
Potremo definirla come oggetto indispensabile che regola la nostra vita, intesa soprattutto come relazione tra individui; non a caso Seneca affermava che “l’uomo è un animale sociale: le persone non sono fatte per vivere da sole”.
D’altra parte, ricorrendo ad una metafora, possiamo dire che la Costituzione contiene le regole del gioco: del gioco politico, delineando la cornice entro cui gli attori della scena politica possono legittimamente operare per indirizzare l’ordinamento verso un fine piuttosto che un altro; ma anche le regole dei rapporti tra individuo e pubblici poteri, fissando le garanzie ai diritti fondamentali e i limiti che l’azione dei secondi non può mai travalicare.
Inoltre, le regole del gioco devono essere decise da tutti i partecipanti e non possono essere modificate se non rispettando le procedure che le regole stesse hanno fissato.

La Costituzione italiana è difficile da demolire, poiché non è stata scritta sulla sabbia: i suoi principi fondamentali sono incisi sulla “roccia di un patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità, non per odio, decisi a riscattare la vergogna ed il terrore del mondo contro
l’abiezione delle leggi razziali” affermò Calamandrei, uno dei padri fondatori del nostro testo costituzionale.
I Costituenti assunsero l’uguaglianza e l’università dei diritti dell’uomo come fondamento dell’Ordinamento.

NASCITA DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Con il referendum del 2 giugno 1946, la popolazione italiana ha scelto di trasformare l'Italia da monarchia a repubblica. Dopo l'armistizio del 1943, in Italia si era riproposta la questione di quale forma avrebbe dovuto assumere lo stato alla fine della guerra ed era stato raggiunto un accordo in base al quale, appesa fosse stato possibile, sarebbe stato indetto un referendum per chiedere alla popolazione di scegliere tra monarchia e repubblica. Per la prima volta nella storia dell'Italia, al referendum hanno potuto votare anche le donne, dopo che era stato riconosciuto loro il diritto di voto con il decreto del 31 gennaio 1945. Un mese prima del referendum, Vittorio Emanuele II ha abdicato in favore di Umberto II: ultimo tentativo di salvare la monarchia. Il 10 giugno 1946, nella Sala della Lupa a Montecitorio, la Corte di Cassazione ha letto i risultati delle votazioni: 12.717.923 voti per la repubblica e 10.719.284 per la monarchia. Come capo dello stato provvisorio è stato scelto Alcide De Gasperi, che ricopriva in quel momento il ruolo di Presidente del Consigli. L'Assemblea Costituente ha poi scelto come come Capo dello Stato Enrico De Nicola, che viene considerato il primo Presidente della Repubblica Italiana.

La costituzione è la legge più importante di uno stato.

Essa, infatti, stabilisce l’organizzazione dei poteri, le regole su come si fanno le leggi e fissa i doveri e i diritti dei cittadini.

La Costituzione è stata approvata da una Assemblea Costituente dopo la 2 guerra mondiale e la guerra di Liberazione ed è entrata in vigore il 1/1/48.
Da quel momento si pensò che i poteri appartenessero al popolo (sovranità popolare) e che tutti i cittadini avevano il diritto di votare e di essere eletti. Tuttavia tale principio non ebbe facile applicazione. Ad esempio il suffraggio universale, venne concesso solo agli uomini nel 1912, l donne votarono solo nel 1946. Le costituzioni del periodo napoleonico rimasero in vigore per poco. Delle costituzioni o “statuti” come allora chiamati furono concesse a vari stati italiani a seguito dei moti del 1948. Il solo statuto che durò e divenne quello dello stato unito divenne lo Statuto Albertino concesso in Piemonte da Carlo Alberto. Rispetto alla situazione precedente, lo statuto divenne un atto di grande importanza: affermò i diritti dei cittadini, la loro uguaglianza di fronte alla legge e limitò i poteri del re. Il potere venne diviso tra re e parlamento (una camera dei deputati eletta da una ristretta cerchia di elettori e dal senato di nomina reggia). Il parlamento acquistò un’importanza sempre maggiore ad il numero degli elettori crebbe fino al suffraggio un, del 1912. La situazione cambiò con l’avvento del fascismo 1922 e nei 20 anni seguenti. Lo statuto subì alterazioni sostanziali: molte liberta dei cittadini vennero soppresse. Il parlamento perse ogni significato e venne abolito. Tutti i poteri passarono a Mussolini. Il paese conquisto la libertà e il regime parlamentare solo verso la fine della seconda guerra dopo la resistenza e la liberazione. Il 2 giugno 1946 ci fu il referendum attraverso il quale gli italiani scelsero tra la monarchia e la repubblica. Contemporaneamente fu eletta l’Assemblea Cost. per preparare una nuova “legge fondamentale”, una costituzione in cambio del vecchio statuto. Dopo un anno di lavoro e di dibattiti il 27/12/47 venne approvata la nuova costituzione e entrò in vigore il 1/1/48.

NASCITA DELLA REPUBBLICA ITALIANA E COSTITUZIONE
La Costituzione. La Costituzione si apre con i principi fondamentali, alla base di tutti i principi costituzionali e non possono essere modificati in alcun caso. Essi non sono solo regole, ma criteri generali che indicano a quali idee e valori morali si ispira la costituzione.


DAL POTERE ASSOLUTO ALLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA La costituzione è la legge più importante di uno stato.

Essa, infatti, stabilisce l'organizzazione dei poteri, le regole su come si fanno le leggi e fissa i doveri e i diritti dei cittadini. La Costituzione è stata approvata da una Assemblea Costituente dopo la 2 guerra mondiale e la guerra di Liberazione ed è entrata in vigore il 1/1/48. Per comprendere i contenuti ed i principi che la ispirano, è necessario vedere come si sono venuti a determinare. Ogni legge è strettamente collegata agli interessi e alle forze politiche che prevalgono in un certo periodo storico. Alcuni articoli presenti nella Costituzione sono il risultato di lunghe lotte.

Lo stato costituzionale moderno si è diffuso in Europa durante l'800. Nei secoli precedenti, il re aveva invece un potere assoluto ed non era sottoposto a controlli. I sudditi (non si può nemmeno parlare di cittadini) non avevano alcun diritto ed erano sottoposti a soprusi. Le prime costituzioni servirono a limitare i poteri del re. In tempi più remoti erano state preceduti da documenti importanti. Nel 1215, in Inghilterra la Magna Charta (carta fondamentale delle libertà) primo documento che riconosceva i diritti di alcune categorie (nobiltà feudale, clero, borghesi). Con essa si obbligava il re a consultare il Parlamento (costituito però solo da rappresentanti di queste classi). Un'altra tappa importante fu la carta dei Diritti, inglese, 1689. In base ad essa, al re non era più consentito sensa consenso del parlamento di modificare le leggi o di costituirne altre, di esonerare qualcuno dall'obbligo di non osservare le leggi, di imporre tasse. Inoltre, non solo vennero limitati i poteri del re ma si cominciò ad affermare il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza le discriminazioni dei periodi precedenti a favore degli alti prelati e a svantaggio del popolo e dei borghesi. Si trattava, per quel tempo di eccezioni limitate ad un solo paese, l'Inghilterra. Nel resto dell'Europa questi principi si affermarono solo molto più tardi. Il tema dell'uguaglianza di fronte alla legge e della libertà politica furono inseriti nel 1776 nella dichiarazione dei diritti americana e in quella dell'uomo e del cittadino approvata nel 1789 in Francia, dall'assemblea costituente. Da quel momento si pensò che i poteri appartenessero al popolo (sovranità popolare) e che tutti i cittadini avevano il diritto di votare e di essere eletti. Tuttavia tale principio non ebbe facile applicazione. Ad esempio il suffraggio universale, venne concesso solo agli uomini nel 1912, l donne votarono solo nel 1946. Le costituzioni del periodo napoleonico rimasero in vigore per poco. Delle costituzioni o "statuti" come allora chiamati furono concesse a vari stati italiani a seguito dei moti del 1948. Il solo statuto che durò e divenne quello dello stato unito divenne lo Statuto Albertino concesso in Piemonte da Carlo Alberto. Rispetto alla situazione precedente, lo statuto divenne un atto di grande importanza: affermò i diritti dei cittadini, la loro uguaglianza di fronte alla legge e limitò i poteri del re. Il potere venne diviso tra re e parlamento (una camera dei deputati eletta da una ristretta cerchia di elettori e dal senato di nomina reggia). Il parlamento acquistò un'importanza sempre maggiore ad il numero degli elettori crebbe fino al suffraggio un, del 1912. La situazione cambiò con l'avvento del fascismo 1922 e nei 20 anni seguenti. Lo statuto subì alterazioni sostanziali: molte liberta dei cittadini vennero soppresse. Il parlamento perse ogni significato e venne abolito. Tutti i poteri passarono a Mussolini. Il paese conquisto la libertà e il regime parlamentare solo verso la fine della seconda guerra dopo la resistenza e la liberazione. Il 2 giugno 1946 ci fu il referendum attraverso il quale gli italiani scelsero tra la monarchia e la repubblica. Contemporaneamente fu eletta l'Assemblea Cost. per preparare una nuova "legge fondamentale", una costituzione in cambio del vecchio statuto. Dopo un anno di lavoro e di dibattiti il 27/12/47 venne approvata la nuova costituzione e entro in vigore il 1/1/48. LA COCTITUZIONE La Costituzione si apre con i principi fondamentali, alla base di tutti i principi costituzionali e non possono essere modificati in alcun caso. Essi non sono solo regole, ma criteri generali che indicano a quali idee e valori morali si ispira la costituzione. Inoltre questi principi sono importanti perché sono regole che deve rispettare chiunque. A far rispettare questi principi sono i giudici e la Corte Costituzionale. Essa ha un compito importante: deve verificare se le leggi del parlamento rispettano i principi cost. Dopo i principi costituzionali sono presentate le regole fondamentali per ogni materia per garantire la salvaguardia delle libertà e il rispetto per le minoranze. Questi sono valori importanti che distinguono le democrazie dalle dittature. (ART.48) IL DIRITTO DI VOTO Esclusi gli stranieri tutti possono votare. Votano i maggiorenni per la camera e i venticinquenni per il senato. L'ACCESSO AGLI UFFICI PUBBLICI E CARICHE ELETTIVE (ART.51) Per poter accedere agli incarichi pubblici esistono due sistemi: l'elezione e la nomina. La nomina è fatta da un'autorità. Anche gli stranieri possono essere eletti nominati a pubblici uffici. Coloro che sono stati eletti non perdono il posto di lavoro e devono dedicarsi alla politica. L'ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA (Seconda parte della Costituzione). Come è organizzato lo stato e come funziona? Autorità fondamentali: PARLAMENTO, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GOVERNO, CORTE COSTITUZIONALE, MAGISTRATURA ED ENTI PUBBLICI TERRITORIALI. Tali organi sono indipendenti. IL PARLAMENTO Due camere: Deputati e Senatori. Il parlamento è eletto direttamente dai cittadini. Ad esso spetta decidere la linea politica del paese e fare le leggi dello Stato e controllare l'attività del Governo. Camera e Senato hanno uguali poteri e quindi si parla di bicameratismo paritario. Una legge è approvata quando entrambe le camere la votano. Sono il alcuni casi particolari il Parlamento si riunisce in seduta comune. Ad es. nomina Pres. della Rep.. I SISTEMI ELETTORALI Elezioni di camera e senato sono elezioni politiche. Elezioni per i consigli regionali, provinciali e comunali sono elezioni amministrative. Il sistema perfettamente proporzionale è stato usato in Italia fini al 1993. In Italia c'è il sistema maggioritario corretto dal proporzionale.

CAMERA E SENATO Camera: 630 deputati eletti per 5 anni, ma può essere sciolta dal Pres. della Rep. Per particolari ragioni politiche. Il periodo durante il quale la camera svolge la sua attività e detta legislatura. Senato: 315 senatori. Il Pres. della Rep. Può nominarne 5 per meriti. Gli ex presidenti della Rep. Sono senatori di diritto. E' eletto per 5 anni e può essere sciolto come per la camera. Il quinquennio può essere prolungato per motivi di guerra. LA FORMAZIONE DELLE LEGGI In due camere . 

 PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato Italiano, essa detta le norme che regolano la vita sociale e l’ordinamento dello stato. La Costituzione è composta di 139 articoli, divisi in quattro sezioni:
  • I Principi Fondamentali (art. 1-12),
  • Diritti e doveri dei cittadini (13-54),
  • Ordinamento della Repubblica (55-139),
  • Disposizioni transitorie e finali.

La Costituzione italiana nasce dal lavoro di una commissione di 75 saggi che il 31 gennaio 1947 sottoposero all'Assemblea Costituente un testo che, dopo l'esame di numerosi emendamenti, venne approvato il 22 dicembre 1947. La Costituzione fu firmata dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola e controfirmata dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e dal presidente dell'Assemblea Costituente, Umberto Terracini.

I primi 12 articoli esprimono i principi su cui poggia la vita dello stato, quindi i principi fondamentali; essi sono concordati da rappresentanti di tutti i partiti per indicare le caratteristiche dello stato. L’articolo 1 dichiara che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro; vi sono inoltre delle libertà che nessuno può violare ne limitare che sono i diritti umani: diritto dell’integrità fisica della persona, al nome, al cognome, alla privacy etc. I diritti sociali comprendono la libertà di parola, di pensiero, di religione, di stampa e di riunione. Tra i diritti politici sono fondamentali il diritto al voto e di partecipazione alle cariche pubbliche.
I princìpi fondamentali e la prima parte della Costituzione contengono, innanzitutto, un ampio riconoscimento dei diritti civili e politici essenziali, che vengono garantiti nella loro immodificabilità: l'uguaglianza davanti alla legge e l'inviolabilità dei diritti dell'uomo. Espressamente tutelate sono le minoranze linguistiche. Sono poi riconosciuti esplicitamente i diritti della famiglia, dei minori, il diritto alla salute, la libertà delle arti e delle scienze, il diritto all'istruzione.

 DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI 

Accanto ai diritti civili e politici la Costituzione stabilisce dei diritti sociali che hanno valore di programma politico-sociale per guidare la società italiana verso obiettivi d’uguaglianza sostanziale. Questo aspetto, che contraddistingue la Costituzione italiana, trova espressione diretta nell'articolo 3, comma secondo: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese". In questo senso vanno interpretati il riconoscimento del diritto al lavoro e la subordinazione della proprietà e dell'iniziativa privata agli interessi collettivi.

I diritti del cittadino sono inoltre riconosciuti e tutelati non solo con riferimento a ciascun individuo, ma anche nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua attività (famiglia, comunità locale, partiti, sindacati, associazioni etc.). Un richiamo preciso sottolinea i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Un'altra peculiarità della Costituzione Italiana consiste nell'elencazione, oltre che dei diritti, dei doveri dei cittadini. Accanto al diritto-dovere del lavoro, consistente nello svolgere un'attività utile per la società, vi sono la fedeltà alla Repubblica, il pagamento delle imposte, il dovere dei genitori di curarsi dei figli, il dovere di votare e di difendere la patria.

 ORDINAMENTO DELLO STATO 

La seconda parte della Costituzione definisce le strutture dell'ordinamento statale: il Parlamento, nucleo centrale del sistema politico, con il suo bicameralismo perfetto; il presidente della Repubblica, con un ruolo di garante dell'unità nazionale e di coordinatore, mediatore e regolatore dei rapporti tra i poteri dello stato; il presidente del Consiglio dei ministri e il governo, detentori del potere esecutivo e dell’indirizzo politico; la magistratura, di cui è solennemente riconosciuta l'autonomia. Tale riconoscimento è duplice in quanto, da un lato, la magistratura è dichiarata "ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere" e, dall'altro, il giudice è detto "soggetto soltanto alla legge", il che significa che non ha alcun superiore gerarchico. Assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati spettano al Consiglio superiore della magistratura, presieduto dal presidente della Repubblica, e non al ministro di Grazia e Giustizia. Sempre nella seconda parte della Costituzione sono elencate e descritte nelle loro funzioni e organi le Regioni, le Province e i Comuni.

I POTERI DELLO STATO

Lo stato italiano come tutti gli Stati moderni, ha separato i tre poteri: legislativoesecutivo e giudiziario. Al Parlamento, formato dal Senato della Repubblica e dalla camera dei deputati, spetta il potere legislativo cioè la preparazione, la formulazione e l’approvazione delle leggi. Al Governo, formato da un Consiglio dei Ministri presieduto dal Presidente del Consiglio, spetta il potere esecutivo, cioè l’applicazione delle leggi e l’attuazione dei servizi. Alla Magistratura spetta il potere giudiziario, cioè l’applicazione di sanzioni per quei cittadini che non rispettano le leggi dello Stato. I tre poteri nella Costituzione Italiana sono separati per tutelare e preservare la libertà dei cittadini.

 IL POTERE LEGISLATIVO 

Il Parlamento svolge la funzione legislativa cioè elabora e approva le leggi. Esso è costituito da Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Deputati e senatori sono eletti per 5 anni: questo periodo è detto “legislatura”. La Camera dei deputati, composta da 630 membri (400 deputati a partire dalla XIX legislatura), svolge la sua attività nel Palazzo Montecitorio a Roma; il Senato comprende 315 membri (200 senatori a partire dalla XIX legislatura) più alcuni senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica e risiede a Palazzo Madama a Roma. Può essere eletto deputato qualsiasi cittadino italiano che abbia compiuto i 25 anni, mentre per essere eletti senatori bisogna avere almeno 40 anni.

 IL POTERE ESECUTIVO 

Il potere esecutivo, cioè il compito di far eseguire le leggi e di renderle operative spetta al Governo. Il Governo è composto dal Presidente del Consiglio, o Capo del Governo, e dai ministri. Essi formano il Consiglio dei Ministri. Il Governo presta giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica che lo nomina e presenta il suo programma politico alle Camere per ottenere la fiducia entro dieci giorni dalla nomina. Il Presidente del Consiglio dirige la politica governativa e coordina l’attività dei Ministri, che sono responsabili collegialmente dagli atti del Consiglio dei Ministri e individualmente del ministero di loro competenza. Tra i Ministeri ricordiamo:

  • Ministero dell’Interno, che svolge la funzione di primaria importanza, quale quella di dirigere la Polizia e le Prefetture;
  • Ministero della Difesa, preposto alla salvaguardia dello Stato e del territorio nazionale;
  • Ministero degli Esteri, che si interessa dei rapporti e delle relazioni con gli altri Stati;
  • Ministero della Pubblica Istruzione, che si occupa dell’educazione dei giovani e di tutti i problemi riguardanti l’istruzione di ogni ordine e grado;
  • Ministero della Sanità, che deve tutelare la salute dei cittadini.

 IL POTERE GIUDIZIARIO 

Alla Magistratura è affidato il potere giudiziario, cioè il compito di giudicare e punire i trasgressori delle leggi e dei regolamenti dello Stato. La Costituzione afferma l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura dal potere esecutivo e dal potere legislativo. I giudici devono garantire l’applicazione delle leggi in modo uguale per tutti. Le garanzie di giustizia imparziale per tutti i cittadini si basano, oltre che sull’autonomia della Magistratura da ogni altro potere, anche sui seguenti principi:

  • provvedimenti adottati dalla magistratura devono essere motivati;
  • l’imputato non può essere considerato colpevole fino a quando non è stata pronunciata una sentenza che lo condanni.

LA PARTITOCRAZIA

partiti sono fondamentali per la vita democratica se essa è, come dice la sua etimologia (dal greco demos: popolo, kratos: potere) una partecipazione vera, di potere, dei cittadini. Come può un singolo cittadino, in comunità così vaste come quelle degli Stati moderni, comunicare e far valere le proprie idee quando si prendono decisioni che riguardano la sua città o addirittura la sua nazione? Partecipando alle elezioni politiche, amministrative o nazionali, il cittadino elegge un proprio rappresentante in Parlamento (o nei Consigli comunali, provinciali, regionali). Questi rappresentanti appartengono ad una lista di un partito che si candida. Il cittadino può anche iscriversi ad un partito ed esserne un attivo militante. In ogni caso, attraverso il partito prescelto, il singolo cittadino esprime le proprie idee sul tipo di società, sullo sviluppo del Paese, sulle questioni sociali e morali che sono comprese nel programma politico di ciascun partito (di cui il cittadino può anche fare parte attiva con diritto di far valere le proprie idee). La Costituzione (art. 49) attribuisce ai partiti la funzione di determinare la politica nazionale. Tutti i partiti, come si è detto, al momento delle elezioni presentano la lista dei propri candidati e durante la campagna elettorale esplicitano pubblicamente i loro programmi. I partiti che ottengono la maggioranza dei voti formano il governo dello Stato (o i governi regionali, provinciali, comunali). Nelle moderne democrazie accanto alla maggioranza che governa è importante il ruolo della minoranza (i partiti di opposizione) che propone, critica e controlla aspirando a diventare a sua volta maggioranza, in un’alternanza che nelle attuali società sempre più tende a creare un bipolarismo (due grandi fronti politici) e non una frantumazione in tanti piccoli partiti. [Fonte: studenti.it]